Applicazioni del 3d

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Applicazioni del 3d

Non posso certo affermare che il 3d è una mia specialità, ciò nonostante progettare e realizzare un oggetto in 3d mi è spesso d’aiuto per una visualizzare il design di un interior, durante una ristrutturazione edile, oppure per creare dei bozzetti di un progetto scenografico, oppure per realizzare un’insegna o un logo.

bagno grande6 per slideIl mio interesse nel 3d è finalizzato strettamente allo scopo e al prodotto ed è uno strumento di vera e propria nascita dimensionale nello spazio fisico dell’oggetto in questione o di visualizzazione estetica d’insieme di un ambiente esistente o fittizio.

Inoltre un buon progetto 3d così indirizzato ottimizza i costi di spesa nella realizzazione pratica dell’oggetto o dell’ambiente, portando alla luce gli elementi necessari ed il superfluo.

Flatland – Drammaturgia

Flatland - Drammaturgia

Introduzione - Si spengono le luci. Una vibrazione sonora aumenta gradualmente di volume, mentre il sipario si apre lentamente. Sul palcoscenico buio, una luce fredda illumina piano piano la prima scena: un grande pannello, foggiato come un immenso circuito verde, fronteggia lo spettatore; è posto in verticale su una vasta pedana inclinata dov’è proiettata, come un titolo, nonché un omaggio, la dedica dell’autore ai lettori di Flatland.

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Lateralmente gli schermi di proiezione trasmettono un immagine simile a quella del pannello, ma disturbata, come se ‘stessero cercando di sintonizzarsi’ sul giusto canale, fino ad una stabilizzazione temporanea della visione. (BOZZETTO 1)

Mentre la musica incalza, la grande piattaforma comincia a cadere lentamente, ribaltandosi verso lo spettatore. A circa metà del suo moto, il narratore inizia a recitare il paragrafo 1 - Sulla natura della Flatland. Man mano si scorgono i tre enormi rulli tipografici inclinati lungo l’altra faccia della piattaforma. Da sotto questa specie di rampa di tela che corre verso la graticcia, la luce porta in superficie la mappa in bianco e nero di Flatland.

Frattanto che la voce narrante prosegue con i paragrafi 2 - Sugli abitanti della Flatland, 3 - Sulle Donne, i rulli cominciano a svolgersi ruotando e su di essi vengono proiettate in movimento i primi ‘personaggi’ di Flatland. (BOZZETTO 2)

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Questi ultimi non sono altro che delle brevi linee luminose e delle sottili cornici di forma geometrica regolare bianco fluorescenti, entro le quali sono incastrati dei corpi umani o parti di essi in movimento. Ciò sta a simboleggiare la condizione interiore degli abitanti del mondo a Due Dimensioni; la loro prigionia, ma anche la loro inconsapevolezza e chiusura mentale. Sugli schermi di proiezione laterale, si susseguono le immagini di fitte metropoli viste dapprima quasi da ‘satellite’, poi man mano sempre più ravvicinate; il momento di passaggio da una all’altra avviene tramite una fievole dissolvenza seguita da una striscia di interferenza.

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Il sonoro non ha interruzioni; rimane di sottofondo quando la voce racconta, aumenta di volume nei cambi scena e nei momenti cruciali della storia, come nelle pause fra un argomento e un altro. Per esempio nel passaggio alla lettura del paragrafo 4 - Sui nostri metodi per riconoscerci a vicenda: qui sul rullo le figure geometriche mimano la descrizione, non in modo affettato ed evidente, ma come se avesse luogo un mercato con il relativo brulichio di immagini, rumori e voci.(BOZZETTO 3)

Durante il paragrafo 5 - Sull’antica pratica della pittura, 6 - Sul Progetto di Legge per il Colore Universale, 7 - Sulla repressione della Rivolta Cromatica,

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le tele dei rulli e le cornici luminescenti delle figure geometriche si colorano gradualmente di molte tinte diverse creando una visione tanto variegata quanto monotona e cadenzata era quella precedente nella tonalità dei grigi. Questo trionfo di colore raggiunge il suo apice con l’uccisione di Cromatiste (BOZZETTO 4a e 4b), il promotore della rivolta cromatica, per tornare sfumando lentamente al bianco e al nero che accompagna gli ultimi due paragrafi conclusivi della prima parte della sceneggiatura, 8 - Sui nostri Preti e 9 - Sulla dottrina dei nostri Preti.

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Un’intensa interruzione musicale unita al formarsi della scenografia successiva, il mondo a Una Dimensione, segnano un passaggio fondamentale anche nella struttura del testo che ora viene esposto sotto forma di dialogo soprattutto.

In questa scena i rulli passano in secondo piano e non sono retro-illuminati; davanti ad essi, dall’alto e da terra scendono delle strisce metalliche colorate. Sull’avanscena viene proiettato una specie di vasto e sfrangiato codice a barre distorto prospetticamente, il cui fulcro è costituito da tanti piccoli tubi a neon allineati lungo un tubo verticale, la Lineland, posto al centro del proscenio. Vicino ad Esso e parallelamente alla linea di boccascena, scenderà dall’alto il Quadrato, ugualmente composto di tubi a neon.(BOZZETTO 5)

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All’inizio del paragrafo 10 - Com’ebbi una visione della Lineland, l’introduzione sonora deve rendere quel frinire molteplice descritto nelle note in corsivo della sceneggiatura. Questo suono confuso e cinguettio continua di sottofondo ad intervalli durante i dialoghi, finchè al termine del paragrafo 11 - Sui miei vani tentativi di spiegare la natura della Flatland, diventa quasi uno sciame di zanzare impazzite, il grido di guerra degli abitanti della Lineland. Il rumore porta oscurità sulla scena : i tubi a neon, le strisce e la proiezione sulla linea di boccascena spariscono coperti dal buio e tutto ritorna come prima.

I paragrafi 12 - Su di uno Straniero venuto dalla Spaceland, 13 - Sui vani tentativi dello Straniero di rivelarmi a parole i misteri della Spaceland, e parte del

14 - Come la sfera, avendo tentato invano con le parole, fece ricorso ai fatti, sono ancora raffigurati sui rulli che però interrompono momentaneamente il loro moto di rotazione per soffermarsi sulla casa pentagonale del Quadrato nella quale hanno luogo i dialoghi. In questo frangente, la Sfera, sorta di palla incandescente dalla voce femminile, rimarrà dietro ai rulli e su di essi, nel momento in cui seca il piano di Flatland, come proiezione. (BOZZETTO 6)

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Nel momento in cui il Quadrato entra nelle Tre Dimensioni, i rulli scorrono verso l’alto, fermandosi al termine dei binari inclinati, che fungono loro da guida. Si scopre la Spaceland, non ancora illuminata chiaramente, mentre sui rulli, ridotti ormai a fondali, accadono gli ultimi fatti ambientati nel Palazzo del Gran Consiglio di Flatland (15 - Come venni in Spaceland e quello che vi vidi). Le proiezioni laterali nel frattempo rimangono al buio (BOZZETTO 7).

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Il paragrafo 16 - Come, per quanti altri misteri della Spaceland la Sfera mi mostrasse, io continuassi a desiderarne di più; e quello che ne venne, porta in piena luce finalmente il mondo a Tre Dimensioni, con il Quadrato, evolutosi in Cubo, e la Sfera fluttuanti su di esso. Allo spettatore si presenta ora la visione di un qualcosa di ambiguo,surreale, ma, in un certo senso, familiare: un paesaggio pseudo-industriale costituito da circuiti, transistor e accumulatori giganteschi che formano ‘torri’, piccole e grandi, ‘palazzi’, ‘edifici’ e ‘fabbriche’. Sulle proiezioni laterali, nel frattempo la lenta rotazione di un ‘pianeta’ porta lentamente l’alba di un nuovo giorno, che culmina con una luce quasi accecante.(BOZZETTO 8)

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In conclusione del paragrafo 16, avviene nuovamente un repentino ‘cambio di dimensione’; il passaggio deve comunicare il precipitare in un baratro, nell’utero dell’adimensionale e ciò accade per mezzo dello strumento sonoro. Tutto il resto viene rapidamente inghiottito dall’ombra.Il racconto (17 - Come la Sfera m’indusse a una visione) prende ora una piega mistica e sospesa: una sola luce pulsante viene dal fondo della scena, Essa è il Punto, unico abitante del mondo Senza Dimensioni. (BOZZETTO 9)

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L’epilogo finale (18 - Conclusione ovvero ‘Come in seguito cercai di diffondere la Teoria delle Tre Dimensioni con altri mezzi, e quali furono i risultati’), con il ritorno alla sola voce narrante, è preceduto da una pausa di silenzio e di oscurità, durante la quale la piattaforma si alza nuovamente riportando la scena iniziale del grande circuito verde. Subito dopo, quando ricominciano voce e musica, piano piano sulla linea di boccascena scende gradualmente dall’alto una proiezione che rappresenta la prigione del Quadrato e che giunge a terra, con fragoroso suono metallico, nel momento in cui la narrazione ha termine. (BOZZETTO 10)

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Omaggio a ‘Lo Zoo di Vetro’ – Cortometraggio

Un corto per un piccolo Omaggio

Il cortometraggio che queste righe introducono costituisce il coronamento di un'evoluzione artistica e di un sogno personale maturato dall'amore per il cinema, durante il mio personale percorso accademico, ed è stato oggetto della mia tesi finale per il corso di Laurea Specialistica di II Livello in Arti visive e discipline dello Spettacolo, conseguita nel 2007 con il supporto del Prof. Francesco Arrivo, al quale vanno i miei più cari ringraziamenti.
Questa esperienza scaturisce naturalmente da un progetto scenografico precedentemente sviluppato nell'elaborazione di una breve drammaturgia, in disegni architettonici e bozzetti.
Il mio lavoro si è concentrato su un'unica pièce teatrale, 'Lo Zoo di Vetro' di Tennessee Williams, che inizialmente mi ha attratto per comunanza emotiva e successivamente  mi ha indotto grazie alla sua semplicità a renderlo il primo passo, totalmente reale ed autodidatta, verso il mondo del montaggio video e la post produzione 'fai da te'. Ovviamente il filmato non ha nessuna pretesa da questo punto di vista; è stato girato infatti tramite una videocamera amatoriale, con un set luci 'domestico' con un semplice panno verde come 'green screen'. Inoltre, lo stesso rendering della struttura scenografica è stato realizzato con un comune laptop con tutti i limiti di memoria connessi all'attrezzatura e alle mie possibilità di allora; infine all'epoca della realizzazione mi affacciavo per la prima volta alla produzione video e il mio interesse era volto soprattutto a comunicare un'estetica carica di emozioni, più che alla perfezione nella realizzazione.
Alla base della stessa ideazione scenografica infatti, vi è l'intenzione di proporre una trasposizione del testo per il piccolo schermo volta a coniugarne l'origine teatrale tramite il linguaggio cinematografico e attraverso i mezzi di diffusione televisivi.
In un primo tempo, la scenografia nasce per realizzarsi in un ampio studio televisivo implicando i conseguenti costi di costruzione; la riflessione su un trailer di presentazione dello spettacolo mi ha portato invece su una strada diversa, che segue le orme dell'animazione digitale e si svincola, quasi totalmente, dall'onere economico di una realizzazione effettiva.
La possibilità creativa del singolo è fondamentalmente libera da qualsiasi impedimento materiale: imprescindibile dalla finzione totale, ma non per questo meno potente. Inoltre la surrealtà che pervade 'Lo Zoo di Vetro', tutto imperniato sulla memoria, ha fatto sì che la finzione digitale dichiarata divenisse lo strumento principale dello straniamento dello spettatore.
Lo scopo generale comunque è quello di offrire alla fruizione un prodotto organico basato su un'impostazione architettonicamente teatrale, sviluppato e diffuso con i mezzi propri della televisione e raccontato con tecniche e linguaggio cinematografici.
Se si escludono alcuni documentari e i generi fantasy e fantascienza nel cinema, questa possibilità del canale tv mi sembra inoltre ancora poco esplorata, forse a causa di un pregiudizio persistente sulla commistione di reale e digitale, più probabilmente per i meccanismi del mercato pubblico audio-visivo centrato su canoni usurati e spesso superficiali.
Non credo di peccare di presunzione se intravedo nell'organizzazione di un simile spettacolo qualcosa di ripetibile con altri testi drammaturgici o sceneggiature, certamente attraverso modalità ed estetiche differenti, ma sicuramente con il fine comune di diffondere la cultura e la sensibilità verso modi espressivi complici ma diversi.

Omaggio a 'Lo Zoo di Vetro' - Corto

Omaggio a 'Lo Zoo di Vetro' - Trailer